29/03/15

Assassini - Asesinos



Vomito
giudizi d'inchiostro,
lacrime nere
di odio
per te
per tutto
per loro.

Imploro aiuto,
ma se gridi a voce bassa
nessuno ti ascolta.

Tutti occupati
a muovere gli ingranaggi
di una società idiota.

Troppo distratti
da una maniera così vile
di vivere,
troppo distratti
per ascoltare
chi piange
su un pezzo di carta.

Ma che giudizi
posso dare io?
Io,
la più egoista di tutti.

Io,
(e la sola ripetizione
di questa parola
mi fa schifo).

Io,
che come voi
non ho ascoltato
le grida,
troppo occupata
ad ascoltare le mie.

Io,
che non ho sentito
l’urlo disperato
di chi stava al mio fianco.

Io,
che ho lasciato
che paure
si trasformassero
in pillole
e pillole
in pensieri assassini.

Siamo tutti
degli egocentrici,
egoisti
e sordi
bastardi.

Anch’io,
come voi,
ho ucciso.

Così come voi,
con la vostra sordità,
uccidete me.
______________________________________________

Vómito
juicios  de tinta

Lágrimas negras
de odio
a usted
    a todo
a ellos

Imploro ayuda,
pero si gritas
en voz baja
    nadie
te escucha.

Todos ocupados
moviendo los engranajes
de una sociedad idiota.

Demasiado distraídos
por uma manera tan vil
de vivir
Demasiado distraídos
para escuchar
a los que lloran
en un pedazo de papel.

Pero qué juicios           
puedo dar  yo
     Yo,                                        
la más egoísta
de todos. 

Yo,
(y la sola repetición
de esta palabra,
me parece
repugnante)
Yo que como ustedes,
no escuché
los gritos
por estar demasiado ocupada  
con los míos.            
 Yo,
que no he oído
el alarido desesperado
de quien estaba
a mi lado.

Yo,
que dejé
a los temores
tornarse
pastillas,
pastillas y                  
pensamientos asesinos.

Somos todos
egocéntricos,
egoístas
y sordos
bastardos .          

Yo también,
como ustedes,
he matado

Así como ustedes,
con su sordera,
me matan.                 


G.G. (Traduzione di Fabio Rivas Riveira. Rio de Janeiro, settembre 2013, ma anche ieri)

24/03/15

Nostalgia...

Camino por las calles,
entre los coches,
entre los edificios.
Miro mis pasos en el suelo.

Camino por los barrios,
por los bares,
por los cafés.
Miro mis copas y tazas vacías.

Miro hacia arriba,
observo a la gente, 
observo sus miradas.
Admiro sus sonrisas.

Voy tranquilo,
a pasos lentos, 
a pasos largos.
Sin destino, sin dirección.

En mi mochila,
llevo recuerdos,
sueños, esperanza.
Y miro hacia adelante.

Tiago Elídio... Rio de Janeiro... 24/3/2015...

20/03/15



A sessant’anni non si può cambiare vita, dicono.  Al diavolo, e chi l’ha deciso?  I figli erano adulti, il marito era scappato con una stronza quindici anni più giovane e i turni al ristorante le spaccavano la schiena. Quel paesino italiano ai piedi delle Prealpi lombarde era stato il suo rifugio per trentotto lunghissimi e splendidi anni – se esclusi gli ultimi cinque - ma era giunta l’ora di tornarsene in Scozia, dove vivevano le sue sorelle e gli altri parenti che le erano rimasti.
     Aveva mollato il lavoro, comprato un biglietto e messo in affitto l'appartamento. Avrebbe passato le ultime due settimane a casa di un’amica, a preparare addii e valigie. Era pronta a porgere tanti cari saluti al lago e al Bel Paese. Ormai sognava l'Irlanda, si parlava solo di Irlanda in sua presenza, sentiva il sapore della sua lingua nativa in bocca, sapeva che sarebbe morta dov’erano sepolte le ossa di sua madre. Vedeva i vecchi amici e ripeteva che, alla fine, Dublino è dietro l’angolo, avrebbe rivisto figli, amici e nipoti almeno due volte l’anno. Le aspettative la rendevano euforica, la prospettiva di tornare a casa le fece passare i giorni seguenti in serenità. 
     Quella sera era stata a casa dei Rossi a mangiare dell’ottima polenta al cervo accompagnata da vino delle Langhe. Molte cose le sarebbero mancate, i figli, il coro, l'Italia, i Rossi le sarebbero mancati, ma in Irlanda era già nata una volta, sentiva il bisogno di nascere una seconda volta. Four days left. Entrò in camera e, mentre si svestiva, passò di fianco allo specchio. Si fermò. Fissò la sua immagine. Vide tutte le sue rughe, quelle profondissime sulla fronte, quelle che le incorniciavano la bocca. Vide i capelli bianchi, corti, gli occhi invecchiati e si lasciò cadere sul letto. Rimase lì, seduta, per un tempo indefinito, a guardarsi allo specchio.
A sessant’anni non si può cambiare vita. Avevano ragione.

G.G. (Berlino, 20 marzo 2015)

19/03/15

facebook, facebook meu...

"Espelho, espelho meu, existe alguém mais bela do que eu?", perguntou Andrea na frente do espelho. "É claro que não! Eu sou a mais linda!", respondeu sorrindo. "Ai, essa merece uma selfie! Tô linda!", concluiu. Pegou então seu celular inteligente e fez uma pose sexy sem ser vulgar, mostrando um pouco do decote, pero no mucho. Em seguida, fez o clique. O flash estava ligado e a luz estourou no espelho e estragou a foto. "Ai, que merda, pareço uma assombração assim!", enfureceu-se Andrea. "Bom, mais uma vez!" Colocou uma mão na cintura, jogou os cabelos pro lado e fez outro clique. "Poxaaa, saiu mexida!", entristeceu-se Andrea. "Vamo lá, concentração, gata!", e mais uma vez fez um clique. "Ai, esqueci de sorrir nessa!! Puta que pariu!!", enfezou-se Andrea, mas não desanimou. "Bom, fazendo biquinho então, com olhar sedutor", clique, "Ai, com essa cara não vou seduzir ninguém!", desanimou. "Bom, última tentativa. Sorrisinho maroto, mão na cintura. 1, 2, 3", clique, "Hm, deixa eu ver!" Olhou então a foto. Não havia ficado ainda como queria, mas... "deve dar umas boas curtidas no face mesmo assim!". Andrea já estava cansada de tirar fotos. "Meu deus, cansa ser bonita!" Abriu então sua página do facebook e instantaneamente carregou sua foto. Amiga XX curtiu foto. "Ai, essa curte todas! Amiga de verdade!" Amiga XX comentou sua foto. "Tá linda!!! :D" Andrea curtiu isso. Amiga XY curtiu sua foto. Amiga XY comentou sua foto. "Arrasou demaaaaaaaaais, gata!!" Andrea curtiu isso. Andrea abriu novamente sua foto e ficou se observando, esperando novas curtidas. Inquieta, foi para sua timeline. Havia uma publicação engraçada da Travesti Reflexiva. Andrea curtiu isso. Logo abaixo a foto de um amigo na praia de Ipanema. Andrea curtiu isso. "Hm, luxxxooo! A senhora é rhyca mesmo, né amiga!". Em seguida, percebeu que haviam se passado já vários minutos e sua foto havia tido somente duas curtidas. "Ué, cadê esse povo que não tá aqui curtindo?" Abriu sua foto novamente para se certificar de que estava bonita. Não estava se sentindo a mais bela, mas esperava mais curtidas, é claro! Afinal, tinha mais de 600 amigos no facebook não era à toa. Amigo XX curtiu sua foto. Amigo XX comentou sua foto. "Tá cada dia mais gata, hein, Andrea!" Abriu novamente a foto e ficou reflexiva. Começou a achar que a foto havia, sim, ficado maravilhosa. Amigo XXY curtiu isso. Amigo XXY comentou isso. "Belaaaa!!" Amigo YYY curtiu sua foto. Amigo YYY comentou sua foto. "Gatona!!" Já não havia mais dúvidas, portanto. A foto era um sucesso. "Espelho, espelho meu, existe alguém mais bela do que eu?", perguntou Andrea na frente do computador. "É claro que não! Eu sou a mais linda!", respondeu sorrindo. 

Tiago Elídio... Rio de Janeiro... 19/3/2015...

16/03/15

Incontro



Valeria scese dal treno alla stazione Termini. L’ultima volta che era scesa lì stringeva in una mano la valigia, nell’altra il braccio di Michele. Lei e Michele si amavano, tanto, ma litigavano come due gatti che si contendono il territorio. Loro si contendevano lo spazio per i rispettivi ego. Era stato qualche mese prima, durante una calda estate romana, i turisti brulicavano nella stazione. Ora, in quel febbraio triste, a farle compagnia mentre fumava e aspettava Elisa c’era soltanto un matto che parlava da solo e le gironzolava attorno come il fumo della sua sigaretta. Valeria spense il mozzicone nel posacenere, Un’attenzione inutile, in una stazione sudicia come Termini, pensò. Michele buttava sempre i mozziconi nei cestini, non l’aveva mai visto gettarne uno a terra.
               Erano passati sei anni dall'ultima volta che Valeria e Elisa si erano viste. Si abbracciarono, salirono in macchina e si accorsero che avevano due storie simili da raccontare. Si sedettero in una taverna nel cuore del Pigneto, ordinarono vino e piatti tipici laziali. Il quartiere non era cambiato, con i suoi artistoidi radical chic e i localini a far da ponte fra tradizione e duemila.
                «Dài, comincia tu,» disse Elisa.
               Così Valeria gettò il suo cuore nel piatto insieme ai bucatini. Le storie d’amore sono tutte uguali, un ciclo che si ripete da millenni. Proiezioni, innamoramento, dipendenza, crisi, fine, strazio, rabbia, indifferenza. Questo dovrebbe farci riflettere sulla natura psicologica di un impulso che solo gli esseri umani seguono senza comprendere. Valeria avrebbe tanto voluto essere razionale come Elisa, avrebbe voluto non farsi uccidere dalla sensibilità. Elisa soffriva, ma aveva una visione più lucida della faccenda, vedeva la sua storia con Christian morta e sepolta, un amore impossibile che proprio per essere tale era destinato a diventare eterno. Non funzionava, punto. Si era arresa. Valeria no, non credeva a questo fatto del non funzionare, Valeria credeva nei momenti sbagliati.
                «Devi fare un funerale, seppellirlo anche tu. Domani andiamo a Napoli, ti piaceva così tanto una volta. Facciamo un bel funerale e poi ci ingozziamo di sfogliatelle in quella pasticceria vicino alla stazione, te la ricordi? Ora bevici su.»
Bevici su, anche questo fa parte del rituale. Siamo così prevedibili.


G.G. (Berlino, 15 marzo 2015)