26/05/15

in a place not far far away...

abriu seus olhos lentamente... ainda estava na mesa de operações, mas a cirurgia já havia terminado... havia sido um procedimento rápido e o chip havia sido implantando com sucesso no seu cérebro... como ainda era do tempo em que os bebês não nasciam com o aparato tecnológico já embutido nos genes, teve que se submeter ao procedimento... mas a partir de agora, era mais um computador pulsante... podia fazer troca-troca de dados com qualquer máquina existente no mundo, sem nem precisar encostar seu dedo em nada, nem olhar para um leitor de córneas... suas informações pessoais se cruzavam com todas as outras do universo sem precisar se conectar com algum cabo em alguma entrada... as nuvens virtuais circulavam por todos os cantos, evaporando uns dados aqui, precipitando outros dados acolá... e trocas intensas e instantâneas eram feitas entre todos os usuários... no entanto, era necessário liberar o sistema pessoal para poder participar... e aceitar os termos e condições... mas todos aceitavam sem pensar e liberavam geral... e viviam uma verdadeira orgia virtual... e ele não podia ficar de fora...

Tiago Elídio... Rio de Janeiro... 26/5/2015...

Paranoie moderne


Claudio, te lo devo raccontare, una cosa assurda. Stamattina mi sono svegliata con un prurito all’osso sacro. Mi sono grattata e ho sentito qualcosa, tipo una ciste. È cresciuta sempre di più, sempre di più, a me pare una coda. Una coda, cazzo! Aspe’, ti mando una foto.

[Foto]

Ma la vedi? Ma che è? Secondo te è una coda? Avrò preso troppe pilloline in palestra? Me lo diceva il personal trainer che stavo esagerando. E adesso come ci vado al mare st’estate? Sto coso mi esce dal costume! Devo farmi vedere da uno specialista secondo te? Tu che ti occupi di malattie strane lo devi sapere, quei fiori di bat che fai secondo te funzionano? Ho provato a tagliarla ma fa un male cane.

Visualizzato 22:24

Cla', guarda che stavolta non scherzo, è grave, ci sto uscendo matta. Mi rispondi?

Visualizzato 22:46

Ce l’hai con me? Che t’ho fatto? Perché leggi i messaggi e non rispondi? Sei arrabbiato perché ti ho rincorso per strada settimana scorsa? Dai, non ho urlato così tanto, ero veramente preoccupata per lo sfogo sul collo.

Visualizzato 22:53

Ah so cos'hai, sei arrabbiato perché ti ho assillato quando pensavo mi stesse crescendo un terzo occhio e invece era un brufolo... Ma ammettilo, era enorme!

Visualizzato 22:58

Ti posso chiamare? È che hai cambiato numero, e io non ho il tuo numero nuovo.
Scusa eh, ma questo visualizzato senza risposta non lo capisco proprio, ho visto che sei online.

Visualizzato 23:04

Ma li mortacci tua.

Visualizzato 23:06


G.G. (Porto Valtravaglia, 24 maggio 2015)

19/05/15



2 agosto 1849

Siamo salpati da Cesenatico. Ana sta male, è febbricitante, ed è incinta. Ho paura di perderla.

Che potevo fare, io ho seguito il mio destino, sono nato marinaio, viaggiatore, rivoluzionario. Ma per seguire la mia indole ho messo a repentaglio la vita di chi amo. E se fossimo rimasti in Uruguay? Se il mio destino si fosse compiuto in Sud America e lì avessi dovuto riposarmi con affetti e famiglia? Eppure sento che il destino ha altre carte da servirmi, c'è molto da fare e il mio paese ha bisogno di me. So che Ana pensa lo stesso, e questo mi rincuora.

Mi sento diviso tra due mondi, è forse questa la mia casa? È forse questa la mia terra? L’Italia è piena di voltagabbana, non sai mai di chi fidarti. Ci sarà da fidarsi dei piemontesi? Certe volte, di notte, sento ancora le chitarre dei gauchos; a volte sento che ormai la mia terra sta altrove.
Ho bisogno di un coraggio sovraumano, per me e per Anita. Terra d’Italia, sii gentile con lei, dacci la forza.

G.G.


G.G. (Torino, 18 maggio 2015)

16/05/15

carta aberta...

Eccomi! Sou o Senhor Buonarroti! Bravo, bravissimo! Mas você deve me conhecer por Michelangelo! Va bene! Isso mesmo, sou o responsável por aquele trabalho formidável, isso você já está cansado de saber! O que você não sabe é que eu sou também o responsável por criar o estereótipo do artista moderno. Sim, sou extravagante, temperamental, criativo e as coisas têm que ficar do meu jeito mesmo! Brigo até com o papa se for preciso! Se o vinho não estiver bom, eu jogo fora! Jogo na sua cara! Busco a perfeição, caspita! La perfezione! Não é à toa que todos me admiram e apreciam as minhas obras. Mas você acha que é fácil? Cazzo! Claro, que não! Minhas costas doem até hoje por causa daqueles afrescos! Você deve me achar um fresco, não é? Pouco me importa! O que importa realmente é que eu imortalizei o meu nome na história com essas pinturas. E abri caminhos para a modernidade. Enfim, não tenho tempo para ficar me justificando! Nem sou obrigado! Era só o que me faltava! Ciao!

Tiago Elídio... Rio de Janeiro... 12/5/2015...

10/05/15

Dresda



La radiosveglia attaccò alle 7:26, aveva l’abitudine di programmarla a orari anticonvenzionali. Pensò di stare ancora sognando, la radio gli parlava in tedesco. Da anni ormai non parlava più quella lingua, ma qualcosa nel cervello doveva essergli rimasto, nel dormiveglia riusciva a distinguere i duri suoni teutonici e a separare le parole. Si discuteva della prima pagina del tabloid tedesco Das Bild, che un giorno dopo la nomina di Ratzinger titolava a caratteri cubitali Wir Sind Papst, siamo papa. Gli parve strano, nei primi secondi post-risveglio, che ancora se ne parlasse. Aprì gli occhi, sonnolenti, allungò il braccio verso il comodino e spense la radio con qualche difficoltà, non riusciva a trovare il pulsante. In quel momento si accorse della stanza. Non era buia, era solito dormire con le tapparelle completamente abbassate, la luce del giorno appena cominciato filtrava dalle tende sottili e illuminava i mobili e i quadri della sua camera da letto di Dresda, in cui aveva vissuto molto tempo prima.

Rimase sdraiato per un tempo indefinito, la stanza era piena di oggetti non suoi. Si alzò barcollando, non aveva senso, non viveva più a Dresda da almeno dieci anni. Aveva sognato i dieci anni o stava sognando ora la stanza? Andò verso la porta e la aprì, ricordava benissimo che il bagno, con le piastrelle azzurro pastello, era sulla destra. Era ancora lì. Entrò in bagno e si lavò la faccia, gli veniva da vomitare. Non fece in tempo a guardarsi intorno, non si guardò nemmeno allo specchio, perché fu proprio allora che sentì il pianoforte. Qualcuno stava suonando un movimento della Suite Bergamasque, qualcuno che doveva essere in quella casa, in un’altra stanza, il suono era troppo nitido e vicino. Trascinò i piedi fino al corridoio, lo percorse ansimando, passo dopo passo, una mano appoggiata alla parete come a sostenersi, passo-mano che striscia-passo, sapeva che la sala con la cucina e il pianoforte era lì, sulla sinistra. E dalla soglia la vide. Vide le sue mani sui tasti, i capelli neri, scompigliati, gli occhiali, il pigiama ridicolo, quello verde a maniche lunghe. Era lei, ed era lì, di profilo. Aveva veramente sognato tutto? Il tradimento, la separazione, il trasloco, gli anni passati a dimenticarla, a parlare una lingua diversa. Lei era lì al pianoforte, suonava proprio quel brano, e la colazione era in tavola.

G.G. (Misano Adriatico, Rimini, 8 maggio 2015)