29/08/15

A S.

Cercavo la mia pace
e ho trovato te
che sei un mulinello di veleni,
sei una barca senza remi,
annaspi in questo lago,
che non disseta e non ti uccide.

Avevo trovato la pace
e ho cercato te,
che sei un pozzo di paure,
e hai manie tra le più pure,
vivi a fondo in un mistero,
che non risolvo e non mi uccide.

Tu non trovi la tua pace,
e cerchi me,
e il mio petto è un ansiolitico,
come i tuoi tanti barbiturici,
una dipendenza inutile,
un palliativo per dolori
che ti strangolano l'anima.

Ma se non ti uccide e non mi uccide,
se non ti stanca e non mi annienta,
se non è amore ma mi ami,
se quando dormi e sei sereno
vedo una dolcezza cronica,
se non ti lascio e non mi perdi,
siamo assuefatti da una droga
che forse un po' di pace porta.


G.G. (Porto Valtravaglia, 28 agosto 2015)

19/08/15

Guerre

Sarajevo è una di quelle città, come Berlino o Santiago del Cile, in cui senti ancora l'eco di qualcosa di recente e terribile che le ha lacerato le viscere. Non lo vedi solo nei fori dei proiettili sui palazzi del centro, lo senti nell'aria. È una di quelle città che portano i segni della diabolicità dell'uomo.

Se cammini per le sue strade dalle anime squarciate, sentirai ancora l'urlo di tutti quei morti, sentirai i pianti dei bambini incidersi nel petto. È una città meravigliosa, ma è una città ancora tormentata dal passato.

Se vedi Sarajevo, con le sue lapidi bianche che pugnalano la collina, per ricordarci di quanto possiamo essere malvagi, versale una lacrima e regalale un sorriso. La lacrima per non dimenticare. Il sorriso per aiutarla a rinascere.

G.G. (Sarajevo, Bosnia-Erzegovina, 12 agosto 2015)

12/08/15

Notte di San Lorenzo

La ragazza camminava con il naso per aria ammirando le case sullo Stradun, la via principale della città vecchia di Dubrovnik. Era una calda notte di mezza estate, gli amici camminavano più in fretta - molto più in fretta - sembravano non essere altrettanto estasiati da quella via. Non li vedeva più, dovevano avere già svoltato nel vicolo che portava all'ostello. Le piaceva camminare sola per quella città, deserta a quell'ora, le piaceva il rumore dei suoi sandali sulla pietra bianca.
Un ragazzo le si avvicinò, guardò in su, seguendo la direzione dello sguardo di lei. Era alto, forse un po' troppo magro, abbronzatissimo, capelli e barba non curati e piercing sparsi qua e là. Era bello.
«Are you looking for the stars?»
«Eh?»
«Cerchi le stelle?»
«Come hai capito che sono italiana?»
«Da come hai detto "Eh?". Cerchi le stelle? Lo sai che notte è oggi?» 
«Guardavo la città, è troppo bella. Le stelle le ho guardate prima dal porticciolo, non ne è caduta nessuna.» 
Una conversazione da film. Un altro paio di battute, di dove sei, come ti chiami, e stop. Lui l'abbracciò. Così, dal nulla. Un abbraccio dolcissimo, in cui lei si sentì naturalmente accolta. Sentirono entrambi che in quei pochi secondi si erano incontrate due anime.
Lui la lasciò andare e se ne andò, all'improvviso, così com'era arrivato, così come l'aveva abbracciata. Lei si girò e lo seguì con lo sguardo. Non lo rincorse, forse avrebbe dovuto farlo. Entrò in ostello e prese il primo pezzo di carta che trovò, un pezzo di carta igienica, ci scrisse il numero di telefono, e solo allora lo rincorse. O forse è solo ciò che avrebbe voluto fare. 

G.G. (Dubrovnik, Croazia, 10 agosto 2015) 

08/08/15

ideias que vem e vão...

estava sentado tranquilamente, como fazia todos os dias... e como sempre, bastante reflexivo... várias ideias passavam por sua mente inquieta... uma inclusive lhe parecia tão boa que resolveu anotá-la... tirou então a caneta do bolso e pegou o papel que estava mais próximo... depois de escrever algumas linhas, um pequeno susto... a merda bateu na água e água na bunda... detestava quando isso acontecia... perdeu até mesmo o fio da meada... pegou então o papel rabiscado e se limpou... em seguida, botou a caneta de volta no bolso, se levantou, deu descarga e se foi, genuinamente mais leve...

Tiago Elídio... Rio de Janeiro... 8/8/2015...

05/08/15

Pagine bianche

Glielo dite voi all'editore che questa pagina bianca mi terrorizza?
Glielo dite voi che la creatività non si attiva a comando?
Glielo dite voi che non ho più nulla su cui scrivere, che non ho più storie da raccontare?
Scrivi, scrivi, ché non sei male, alla gente piace la tua rubrica, e ti servono i soldi.
Sono un mondo disabitato, un sacchetto vuoto senza lettere, non trovo più la mia ironia. Non ho semplicemente voglia di cercarla. È il pericolo di quando basi l'intera tua esistenza, il tuo lavoro, sulla tua creatività. La creatività deve essere lasciata agli hobby. Se ti lascia a piedi e se ne va a fare un viaggio per i fatti suoi, cosa fai? Su cosa scrivi? Che dipingi? Cosa suoni? Di cosa vivi? Come sbarchi il lunario?
Pagina bianca, hai vinto tu.

G.G. (Milano, 3 agosto 2015)

03/08/15

tem dia que não vai...

após se sentar em frente ao computador, abriu o word... ficou por alguns instantes fitando a página em branco... alguns longos segundos se passaram... observou então as teclas do teclado... outros lentos segundos se foram... começou a pressionar algumas, fazendo surgir palavras sem sentido na página... foram, portanto, rapidamente suprimidas ... uma das mãos foi do teclado para a cabeça... enquanto mexia nos cabelos, os olhos percorriam a sala e a boca se mexia... em seguida, começou a fitar o vazio, imóvel, permanecendo assim por algum tempo indeterminado... quando tomou consciência de si novamente, os dedos voltaram ao teclado e novas palavras saíram... mas não lhe pareceram muito interessantes... a mão voltou a cabeça, que parecia vazia de ideias... começou então a se irritar, mas mais uma vez se voltou às teclas, que o encaravam como se estivessem menosprezando-o... ficou ainda mais estressado e resolveu acabar logo com isso e meter os dedos nelas... começou pelo caps lock...
HOJE NÃO VAI DAR!
FIM

Tiago Elídio... 3/8/2015... Rio de Janeiro...