29/09/15

as duas rodas giravam em uma velocidade média, suficiente para que sentisse a brisa fresca no rosto... pedalava apreciando a paisagem à sua volta... e sentia-se feliz por viver em uma cidade que respeitava o ciclista... um lugar onde podia ir para onde quisesse sem ter medo de ser roubado ou atropelado... sua bicicleta sempre havia sido sua companheira... na infância, começou como um brinquedo, com outras duas rodinhas adicionais... mas essas logo se transformaram em asas... o veículo havia se transformado em um eficiente meio de transporte... ao longo do tempo, pôde utilizá-la para ir à escola, para ir à casa dos amigos, para ir ao trabalho... mas, nesse momento, pedalava apenas para sentir a brisa no rosto... e assim seguia com suas asas...

Tiago Elídio... Rio de Janeiro... 29/9/2015...

Pedalando

Si sente libero.
In sella alla sua bicicletta, vento in faccia, il mare sulla destra.
Libero, da catene, dai pensieri.
È come nuotare.
Non esiste nient'altro in quel momento, solo lui e la sella, i pedali e le ruote.
E un motivetto che canticchia a bocca chiusa.

G.G. (Rio de Janeiro, 26 settembre 2015)

Amore paterno



L’uomo si era travestito da coniglio rosa, reggeva un pugnale, e si dirigeva ansimante verso l’ultima casa del residence, l’unica casa abitata, quella di Valentina, la sua ex. «Esci da lì, puttana!». La ragazza aprì la finestra, si affacciò per dirgli che stavolta avrebbe chiamato la polizia. Lui corse verso le scale, lei chiuse la finestra e si barricò in casa. Arrivato davanti alla porta, l’uomo cominciò a batterla con tutta la sua violenza, la prese a calci, e finalmente riuscì a sfondarla. La ragazza, spaventata a morte, lo guardò e lo sfidò con la sua dolcezza, lo sguardo di chi amava ancora, supplicandolo in lacrime di lasciare in pace lei e la bambina. E dicendolo si accarezzava la pancia gravida.
L’uomo parve calmarsi, per un attimo si dimenticò dell'arma, appoggiò una mano sul ventre di lei e sorrise. «Ho messo il vestito della festa dove ci siamo conosciuti, ti ricordi?». Non le diede il tempo di rispondere. Nei suoi occhi tornò a guizzare quel lampo di follia che ormai lo accompagnava sempre, la guardò con odio e lei sentì il terrore invaderle il corpo. Urlò, ma nessuno sentì il grido, viveva in un residence circondato dal bosco, da sola, le altre case erano abitate da villeggianti che d’inverno restavano in città. Corse per prendere il cellulare e chiamare la polizia, ma non fece in tempo. L’uomo le afferrò immediatamente il polso. La ragazza cercò di dimenarsi, invano. Lui sollevò il pugnale sopra di lei e…

8 mesi dopo
«Entrate, cari ospiti, venite.»
Giovanni si era ripreso. La terapia stava facendo effetto, prendeva degli psicofarmaci fortissimi, lo stordivano, ma almeno poteva vivere una vita pacifica. Valentina dopo quella notte era scappata, scomparsa, nessuno ne aveva più saputo nulla. I genitori avevano perlustrato la casa in cerca di indizi, avevano notato la porta nuova, un bigliettino sul tavolo diceva che andava tutto bene e che sarebbe tornata prima o poi, come sempre. Nient'altro. Probabilmente era tornata a vivere negli Stati Uniti e aveva fatto nascere lì la bambina.
Giovanni aveva invitato degli amici per cena. Li fece accomodare e servì loro dell’ottimo champagne mentre finiva di preparare le pietanze. Quando rientrò nella sala da pranzo vide che una delle invitate osservava incuriosita un soprammobile. Un barattolo, con all'interno un esserino immerso in un liquido.
«È un feto,» disse lui, «sono incredibili, vero? Così minuscoli e già così perfetti. Amo quell’esserino, come se fosse nato...»

G.G. e S.R. (Luino, 16 settembre 2015)

16/09/15

caminha apressado pelas ruas, prestando atenção apenas em seus passos largos... de repente esbarra em uma pessoa... quando ergue a cabeça e os olhos para se desculpar, percebe que o rosto é uma caveira... assusta-se... "o que foi? nunca viu?"... não consegue falar nada, apenas segue o passo.... porém, percebe que todos são esqueletos ambulantes... não entende o que está acontecendo... quando para no semáforo, ainda aturdido, sente um toque nas costas... salta em direção à rua e é quase atropelado... ao som das buzinas, sai correndo em meio aos carros, comandados por conjuntos de ossos.... todos na rua olham para ele... sente-se intimidade.... corre mais rápido para chegar em casa o quanto antes... o céu está cinza e corvos sobrevoam acima de sua cabeça... sente-se em pânico... ao chegar em seu prédio, o porteiro esquelético lhe cumprimenta... retruca um bom dia seco sem fitar os buracos de seus olhos... sobe os degraus apressado e acaba tropeçando... uma vizinha que estava descendo pergunta se ele se machucou, se está tudo bem... sem olhar para ela, tem vontade de lhe responder "não, não tem nada bem, você não vê?", mas diz apenas um tímido "tá tudo bem", levantando-se rapidamente.... segue subindo, mas não consegue deixar de olhar para trás... observa um esqueleto descendo com um vestido preto... tropeça mais uma vez... está superofegante e sem forças... arrasta-se para chegar até a sua porta... pega o molho de chaves no bolso e tenta achar o buraco, mas treme e tarda a abrir... por fim, consegue.... abre, entra, tranca e encosta na porta mais aliviado... toc toc... assusta-se... afasta-se lentamente para que não o ouçam... vai em direção ao banheiro... aproveita para aliviar a bexiga... sua urina sai queimando, na cor vermelho sangue... sente náuseas... dá descarga e vai lavar as mãos... quando levanta a cabeça e se olha no espelho, surpresa... em um ato reflexo, esmurra-o... e ele se quebra...

Tiago Elídio... Rio de Janeiro... 15/9/2015...

15/09/15

Dialogo in un bosco

L'uomo entrò nel bosco per far visita al vecchio amico.


«Era da un po' che non ti facevi vedere,» disse l'albero, appena lo vide.

«Sono stato molto impegnato,» rispose l'umano.

«Impegnato a fare che?» chiese l'albero.

Le foglie dell'albero cominciavano a cadere.

«Un'altra estate se n'è andata, eh? E tu non cambi mai,» continuò l'umano, glissando sulla domanda.

«Da fuori tutto sembra una ripetizione degli anni passati, ma è dentro che cambio, che maturo, al contrario di te.»

«Cosa vuoi dire?»

«Tu invecchi fuori e non vuoi cambiare dentro. Li vedo, sai? Quei due o tre capelli bianchi sulla tua testa. Ma non vedo radici spuntare dai tuoi piedi.»

«L'uomo non ha bisogno di radici.»

«Questo lo dici tu, mio caro, questo lo dici tu.»
 
G.G. (Porto Valtravaglia, 14 settembre 2015)