Vinicius de Moraes diceva che il whiskey è il migliore amico
dell’uomo, è un cane imbottigliato. È una frase che mi ritorna
in mente spesso, nei momenti di sconforto come questo, nei quali
inevitabilmente mi attacco alla bottiglia. Non di whiskey, in questo caso, ma
fa lo stesso. Non c’è conforto migliore dell’annebbiamento del genio, dello
spirito che si dissolve, del ricordo di lui che si fa pixelato, mentre perde risoluzione
e verosimiglianza. Sento il gin che scodinzola scendendo, e il solletico sulle
pareti dello stomaco mi fa sorridere. È quel tipo di amico che ti incita a
parlare per svuotarti da tutti i pensieri, ti fa vomitare l’anima - l’anima
vera e propria - e i problemi sembrano congelati, sospesi, fluttuano e
appartengono alla vita di un altro, anche solo per una notte. Appartengono al
tuo Io sobrio, che ora non sei tu.
G.G. (Rio de Janeiro, 27 ottobre 2015)