21/12/20

Le mani di mia nonna

Una cara amica mi ha detto: "Hai le mani di tua nonna". Ho risposto, con una sorpresa passata inosservata, che non ricordo le mani di mia nonna. Perché lei le ricorda e io no? Forse da ragazzina non le ritenevo un particolare importante?

Eppure lo erano. Facevano tante cose, quelle mani. Le ho viste così tante volte e se mi sforzo visualizzo gli oggetti su cui si posavano - verdure, farina, grembiule, occhiali, carte, tavolo, sigaretta, telecomando - ma non le visualizzo, le mani.

È proprio vero che ogni memoria funziona a modo suo. Tiene e scarta dettagli in maniera quasi casuale. Perché non le ha ritenute importanti? Perché erano un particolare da accantonare, se erano così belle? Quanti particolari importanti abbiamo dimenticato e dimenticheremo?

Ora vorrei tanto ricordare quel particolare importante che la mia memoria non ha ritenuto importante.


gg (Milano, dicembre 2020)

Il mio posto

Questo è il mio posto. Cosa ci fa qui, di nuovo? Mi avvicino alla salita e mi rendo conto che non posso evitarla per sempre. Le tocco una spalla, si gira. La sorpresa si trasforma in sorriso. "Ciao," dice. "Sono rimasta, la quarantena..." "Lo so," rispondo. E saliamo, come se, in questa vita parallela, niente di ciò che era successo fosse davvero successo.

gg (Porto Valtravaglia, 15 novembre 2020)

24/11/20

Profumo

Che fastidio

Sentire

Il profumo

Di un altro

Addosso.


gg (Milano, Naviglio Grande, ottobre 2020)

Zenit

È difficile credere che dopo una certa età sarai ancora in grado di espanderti, come a 20 anni.

Perché ti senti arrivato allo zenit e ora dovresti andare in discesa, o perlomeno stare su un plateau. E invece, no. Tu sei ancora chiaramente in salita. E la salita, anzi, è ripida, perché non c'è più l'incoscienza della giovinezza a addolcirla. È ripida e stavolta la vedi.

Eppure succede. Ti espandi.

Ma in modo diverso.


gg (Milano, Naviglio Grande, ottobre 2020)

06/09/20

Puzzle

Ehi, Milano.

Ho passato sedici anni, quasi metà della mia vita, a cercare di evitarti. Ci ha messo meno Ulisse a tornare a Itaca. Sedici anni sono un sacco di tempo.

Sono tornata anch'io.

Sono tornata con un cuore rattoppato e una testa piena di errori ripetuti. Non è vero che sbagliando si impara, se non si vede l'errore. Si entra in un loop eterno, fino a che non lo spezzi. Io ho deciso di spezzarlo così, con un cambio di strategia, un ritorno alla base. Quindi eccomi qui, a chiedere aiuto alla mia città. Una città così bella e così poco amata, perché severa, schiva, sebbene tanto viva. Una città che quest'anno ha sofferto tanto. Quanto mi assomigli, Milano.

Se settembre è il lunedì dell'anno, settembre 2020, quello post-pandemia, è il lunedì di una vita nuova, per molti di noi. Una vita nuova che per me comincia da quella vecchia, dal Naviglio Grande, uno dei miei posti preferiti, dove vengo a ritrovarmi. Perché ormai ho sparso talmente tanti pezzetti di me in giro che non so più chi sono.

È un tentativo di ricomporsi. Dovevo farlo da qui.


 gg (Milano, Naviglio Grande, 6/09/2020)