Seduti sul divano, fumavano e si guardavano a vicenda invece che guardare il film. Lui seduto normale, lei mezza sdraiata con le gambe allungate su
quelle di lui. Una posa di intesa reciproca che sorprendeva entrambi, si
conoscevano da appena tre mesi, e non erano certo tipi da relazione seria. Ma ormai si volevano bene, le loro rispettive
paranoie avevano quasi azzerato le abissali differenze che li
separavano all’inizio.
«Chi l’avrebbe detto, tre mesi dopo torni ancora a
casa mia,» disse lui.
«Già. Sei asociale, sociopatico, bipolare, schizofrenico... ma
in fondo ti voglio bene,» rispose lei, sarcastica.
«Non sono schizofrenico, a meno che tu non esista.»
I due si fissarono. In effetti, era una
possibilità. E se lei non fosse esistita? Se lei fosse stata appena il frutto della
malattia di lui? Se lui improvvisamente, in un momento di lucidezza, si fosse reso conto di soffrire di allucinazioni? Risero, ma non erano più così
convinti che quel momento fosse reale.
G.G. e S.R. (Rio de Janeiro, 7 ottobre 2015)
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