26/12/16

Città Vuota

Busso alla porta dell'hotel, dove sarà il campanello? Tic, tac, tic, tac. Passano i minuti, nessuna risposta. Busso più forte. Tic, tac. Comincio a dubitare che sia un hotel, d'altronde il tizio del passaggio non l'aveva mai sentito nominare. Sento ciabattare dall'altro lato, c'è qualcuno. Mi apre un vecchino ricurvo su un bastone, passo lento, abiti da nonno. Mi fa entrare in una hall deserta e buia. Accende una lampada, ha prenotato? Rispondo in uno spagnolo stentato, sì, gli dico, sul sito. Documenti, operazioni di routine, ecco la chiave, stanza 101, primo piano. Questa invece è la chiave dell'albergo. Chiedo del banco escursioni, quale banco escursioni?, quello che pubblicizzate sul sito, ah no, non c'è, provi a chiedere alle agenzie in centro, questa e quest'altra, se le trova aperte. Ringrazio, prendo la chiave, porto la valigia su per le scale ed entro in una stanza gelida. Impreco. Metto il condizionatore al massimo, 30 gradi. E riscendo nella hall, di nuovo deserta, nessuna traccia del vecchio. Mi chiudo la porta dell'hotel alle spalle ed esco in una città altrettanto deserta. Vuote le strade, vuoti i caffè, vuoto tutto.
Bar chiusi, agenzie di turismo sedate, tra ciottoli e palazzi rinascimentali.
Può una città morire così d'autunno?

G.G. (Úbeda, novembre 2016)

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