16/01/15

Le voci di Rio



…19, 20, 21. Arrivo!
La voce di Rio sono i bambini che giocano a nascondino nella favela durante le vacanze estive, mentre le signore conversano, urlandosi da una finestra all’altra, tra panni appesi al sole e grovigli di fili della corrente.

-  L’acqua è una delizia oggi.
- Birra! Acqua! Coca-Cola! Mate!

La voce di Rio sono le chiacchiere da spiaggia interrotte dalle grida dei venditori ambulanti. 

- Vai alla Praça São Salvador? Quindi non ti deve piacere il pagode. Dai ti metto un po’ di Jack Johnson, meglio?

La voce di Rio sono i tassisti che attaccano bottone.

Qualcuno canticchia Paulinho da Viola. La voce di Rio è il samba.

Sono le 10 di sabato sera, sto già tornando a casa, scendo dall’autobus un paio di fermate prima. Mi va di camminare, di ascoltare le voci della città.
Sei andata in quel negozio di animali che ti dicevo?
Altro samba, da un bar.
- Com’era quella poesia, la poesia sabotatrice?
- Hey, tia, ce l’hai un real?
Apro le orecchie ai discorsi più disparati. Li sento miei, non vedo le facce ma ricostruisco il volto dal tono di voce e dagli stralci di conversazione. È mia, questa città è mia. Non ci vivo più, ma lei e le sue voci vivono in me.
- Mio Dio, che caldo. Hai sentito che ieri Rio è stata la città più calda del mondo?
- Perché diavolo deve lasciare una sedia davanti alla porta di casa?
- Odio gli scarafaggi. D'estate poi, quando volano, fanno una paura!
Accendo una sigaretta.
- Hey! Ma dai, sei proprio tu! Non sapevo fossi a Rio.
- Eh, sai… (3 settimane in una frase)
- Ti va una birra?
 Le voci di Rio, a volte, mi riconoscono.



G.G. (Rio de Janeiro, 11 gennaio 2015)

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