06/01/15

Epifania





Aveva visto
Lenzuola rosa
E tazze bianche
Quasi kitsch
Costate poco
«No, non metterci lo zucchero»

Aveva riconosciuto l’odore
Di una sigaretta accesa
Infilarsi sotto le coperte.
(Dio, quanto fumi)
«Non riesco a dormire…
Apri la finestra»                                                                                                                                                                                 Illustrazione di "Eveline" di James Joyce
Aveva ascoltato                                                      
Dita suonare una chitarra.
«La conosco, è quella del film,
Risuonala»

Era un ricordo
Forse no.
Non distingueva più
La memoria
Dall’illusione.
(Tutto si era fuso)

Aveva sentito
Un forte orgasmo
E il calore di guance
che arrossiscono:
«Sei bella»
- Vedi che possiamo essere felici?
«Ti amo»
(No, questo non l’aveva detto)

Aveva provato
Un liquore dolce,
Il più buono
Che le avesse mai portato.
Sorriso
E…
(Sipario)

Aveva immaginato
Il risveglio
Di tutti i sensi
Osservando l’incerto
Sull’altra piattaforma,
Prima che apparisse
Il treno

Ma era difficile
Che una persona mai vista
Raccogliesse tutti i cocci
E li portasse a lei.
«Eccoli, li ho rimessi insieme»

Era troppo pensare
Che tutte le sue proiezioni
Potessero rincarnarsi
In un corpo nuovo,
Come se nella valigia
Il ragazzo portasse
Tutte le cose semplici
Che lei voleva
E rivoleva.

Era davvero troppo credere
Che uno sconosciuto
Potesse strapparla
Dalla paralisi dei sensi.

Perché nessuno ci può salvare
Quando siamo noi i primi
A dimenticarci di noi stessi.



G.G. (Rio de Janeiro, 6 settembre 2013, ma anche ieri)

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