08/02/15

Itaca

Figli
di una madre snaturata e bellissima
che ci ha messi al mondo con la valigia
per congedarsi senza troppi rimorsi.
L’Italia.

Cittadini e apolidi,
una generazione che ha imparato
a odiare l’italiano,
che recita in inglese dimenticando Leopardi.

Emigranti
diversi dai predecessori,
senza amore per una terra che annaspa,
con finti addii ai monti tra i denti,
perché di quei monti non sentono la mancanza.

Eppure tornano,
come tanti Ulisse,
dopo peregrinaggi infiniti,
in un paese dove nulla cambia,
imprigionato tra le Alpi
come il lago.

Come Ulisse tornano
non per rivedere Itaca,
non ci avrebbero impiegato dieci anni,
ma in cerca di radici,
nauseanti e necessarie
quando l’albero trema.

Una lingua e una terra,
dialetti scordati,
una sponda sempre più magra
da appiccicarsi addosso.
Un ramo di lago e una Silvia da ricordare.
.

G.G. (Stazione di Bologna, 7 febbraio 2015)


Nessun commento:

Posta un commento