La ragazza camminava con il naso per aria ammirando le case sullo Stradun, la via principale della città vecchia di Dubrovnik. Era una calda notte di mezza estate, gli amici camminavano più in fretta - molto più in fretta - sembravano non essere altrettanto estasiati da quella via. Non li vedeva più, dovevano avere già svoltato nel vicolo che portava all'ostello. Le piaceva camminare sola per quella città, deserta a quell'ora, le piaceva il rumore dei suoi sandali sulla pietra bianca.
Un ragazzo le si avvicinò, guardò in su, seguendo la direzione dello sguardo di lei. Era alto, forse un po' troppo magro, abbronzatissimo, capelli e barba non curati e piercing sparsi qua e là. Era bello.
«Are you looking for the stars?»
«Eh?»
«Cerchi le stelle?»
«Come hai capito che sono italiana?»
«Da come hai detto "Eh?". Cerchi le stelle? Lo sai che notte è oggi?»
«Guardavo la città, è troppo bella. Le stelle le ho guardate prima dal porticciolo, non ne è caduta nessuna.»
Una conversazione da film. Un altro paio di battute, di dove sei, come ti chiami, e stop. Lui l'abbracciò. Così, dal nulla. Un abbraccio dolcissimo, in cui lei si sentì naturalmente accolta. Sentirono entrambi che in quei pochi secondi si erano incontrate due anime.
Lui la lasciò andare e se ne andò, all'improvviso, così com'era arrivato, così come l'aveva abbracciata. Lei si girò e lo seguì con lo sguardo. Non lo rincorse, forse avrebbe dovuto farlo. Entrò in ostello e prese il primo pezzo di carta che trovò, un pezzo di carta igienica, ci scrisse il numero di telefono, e solo allora lo rincorse. O forse è solo ciò che avrebbe voluto fare.
G.G. (Dubrovnik, Croazia, 10 agosto 2015)
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