10/09/15

Il vecchio e il lago



Il vecchio sentì una musica, sembrava provenire dalla panchina dietro di lui. Quando questa cessò, lui tornò con lo sguardo al lago, gli occhi seguivano il filo invisibile e osservavano pazientemente il galleggiante.

La musica riattaccò, il pescatore si voltò di nuovo. Era un uomo sull’ottantina, rughe infinite gli segnavano ogni centimetro del corpo, probabilmente gli segnavano anche il cuore. Questa volta fece un paio di passi e si avvicinò alla panchina. Sul sedile c’erano soltanto la sua attrezzatura da pesca e il secchio con qualche alborella. Tornò alla ringhiera. Guardava le montagne e pensava che anche le loro fenditure sembravano rughe. Forse c’erano sempre state. Forse invece erano apparse poco a poco, man mano che le montagne invecchiavano.

Musica. Ciabattò innervosito verso la panchina, stavolta guardò in basso, facendo uno sforzo per piegare le giunture arrugginite, e lo vide: un cellulare, che si illuminava a intermittenza emettendo la musichetta fastidiosa. Chissà di chi era. “Luca” segnalava lo schermo lampeggiante. Non rispose. Troppo tecnologico. Troppo complicato, e lui troppo vecchio. “3 chiamate senza risposta” lessero poi a fatica i suoi occhi senili. Lo appoggiò sul sedile e si voltò a fissare il galleggiante. 

Il cellulare riprese a suonare. Lo afferrò, stavolta per rispondere, ma non ci riuscì, picchiettava sullo schermo a vuoto. "Al diavolo," pensò, forse lo disse a voce alta, non c'era nessuno ad ascoltare. Lo scaraventò nel lago, maledicendo il telefono e la sua vecchiaia. Forse a Luca dispiacque un po’. Il vecchio invece sorrise, aveva vinto una piccola battaglia contro la modernità. E si rimise a osservare il lago. Tra poco il galleggiante sarebbe andato sott’acqua, ne era certo. E aspettava. Chissà, magari stavolta avrebbe preso un luccio.

G.G. (Porto Valtravaglia, 09 settembre 2015)

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